"LA MISERICORDIA NON È PAROLA ASTRATTA, HA UN VOLTO: QUELLO DI GESÙ CRISTO"

7-7-2015 Notizie dalla Santa Croce

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7H7B5773 S.E. Mons. Rino Fisichella parla al microfono all'interno dell'Aula Paolo VI

L'architrave che sorregge la vita della Chiesa è la misericordia. Tutto della sua azione pastorale dovrebbe essere avvolto dalla tenerezza con cui si indirizza ai credenti; nulla del suo annuncio e della sua testimonianza verso il mondo può essere privo di misericordia". È questo uno dei passaggi della Bolla di indizione del Giubileo straordinario della Misericordia, che inizia nella Solennità dell'Immacolata Concezione, l'8 dicembre 2015, e si conclude il 20 novembre 2016, Festa di Cristo Re. Papa Francesco lo aveva già annunciato nel secondo anniversario della sua elezione, affi dandone l'organizzazione al Pontifi cio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. Il Presidente di questo dicastero, l'Arcivescovo Salvatore Fisichella, nell'intervista che ci ha rilasciato ripercorre alcuni tratti caratteristici di questo evento ecclesiale.

Perché c'era bisogno di questo Giubileo della Misericordia?

Questo Giubileo è una scossa che il Papa da' alla Chiesa intera, una scossa per fare quella conversione pastorale di cui parla quotidianamente. Per rispondere a quella esigenza di riscaldare i nostri cuori e cambiare il nostro stile di vita, perché possano essere sempre di più tesi verso l'essenziale. In sostanza, signifi ca riconoscere sempre di più quello che è il cuore stesso della Rivelazione che Gesù ci ha lasciato, il cuore del Vangelo. Ecco la Misericordia: riconoscere che Dio è Padre; che la Misericordia ha un volto, non è una parola astratta, ed è il volto di Gesù Cristo; e che di questa Misericordia la Chiesa vive per dare credibilità alla Rivelazione.

Il Papa come le ha comunicato l'idea di questo Giubileo?

L'idea di indire questo Giubileo, ritengo che sia stata un'espressione profondamente spirituale da parte di Papa Francesco. Mi trovavo in udienza con lui alla fi ne di agosto del 2014. Parlavamo della misericordia. Il Papa, guardandomi, con molta semplicità mi disse: "come mi piacerebbe un Giubileo della Misericordia". E il mio commento fu proprio questo: "stiamo toccando il cuore del Vangelo, e ciò per cui la Chiesa sta aspettando una risposta concreta". E da lì è sorta, nel Papa, la possibilità di mantenere sempre più vivo questo desiderio fino a quando non lo ha esplicitato proprio il giorno del suo secondo anniversario di elezione, il 13 marzo, come tutti ricordano.

Secondo lei, cosa si aspetta personalmente Papa Francesco da questo Giubileo?

Penso che il Papa, come ha ripetuto più volte, da questo Giubileo si aspetti principalmente due cose. La prima, quella di portare i cristiani a riflettere e a vivere soprattutto la misericordia di Dio, come l'espressione che da' maggiore credibilità alla missione della Chiesa e che fa sentire amati. E la seconda, che i cristiani non si dimentichino mai, nonostante i peccati quotidiani che commettiamo, e non si stanchino mai di chiedere perdono. Ecco, da questa prospettiva sembra che sia molto importante la sperimentazione di quella che è la parola centrale del Vangelo, cioè Dio che si è rivelato con il volto di Gesù che sta accanto ai peccatori, che condivide con loro la mensa, che non esclude nessuno. Immagino che il Papa si aspetta poi che questo momento del Giubileo permanga nella vita dei cristiani e nella vita della Chiesa come una memoria continua da esplicitare quotidianamente, per ricorrere anche al Sacramento della Riconciliazione.

Quali saranno, dal punto di vista esteriore, i momenti forti che ci aiuteranno a rifl ettere sul signifi cato della misericordia?

Ci saranno due momenti in modo particolare. Il primo riguarda quelle iniziative che toccano tutto il mondo del volontariato, quell'insieme di persone che quotidianamente, nel silenzio ma con grande entusiasmo, dedicano parte della loro vita ad accudire, soccorrere, ad aiutare le persone che sono più sole ed emarginate, e quindi a vivere concretamente quelle opere di misericordia corporale e spirituale che sono la testimonianza più concreta, fatta di semplici gesti ma altamente eloquenti di ciò che rappresenta la misericordia. Da parte sua, Papa Francesco darà una testimonianza personale, chiedendo anche ai Vescovi di poterla compiere nelle proprie Diocesi. Direi che, ancora una volta, ritorniamo alla quotidianità e alla semplicità di quei gesti che sono la vita quotidiana del popolo di Dio.

Pensando al mondo delle Università, che idea si può trasmettere nell'ambito del Giubileo?

Mi sembra molto importante che il tema della misericordia possa essere vissuto nelle Università come un'accentuazione affi nché la vita accademica diventi sempre di più una vita vissuta comunitariamente. Non rinchiusa soltanto sui testi, sulla preoccupazione degli esami, sulla preoccupazione di vivere un momento particolare della propria vita e poi essere distratti da tante altre cose. Ma cercare di vivere la dimensione della misericordia come uno strumento per costruire delle piccole comunità fatte di relazioni interpersonali, di stima, di rispetto, di ricerca, ma soprattutto di testimonianza concreta. Ecco, il tema della misericordia ci provoca a rifl ettere su queste piccole condizioni che sono per noi invece uno strumento per creare ulteriormente quella relazionalità interpersonale che aiuta a vivere più intensamente il Vangelo.

Passando all'ambito della comunicazione, che suggerimenti darebbe per trasmettere e comunicare adeguatamente i contenuti del Giubileo?

Sarò provocatorio, perché in primo luogo direi che si può parlare della misericordia, si può comunicare la misericordia se la si vive, perché altrimenti diventa una dimensione esterna a noi stessi, diventa soltanto una notizia che cade nell'informazione che oggi c'è e domani è già dimenticata. Se invece noi diventiamo, con la nostra stessa vita, uno strumento e testimoni di misericordia, allora troveremo anche le forme più adeguate per poterla comunicare.

Ci può spiegare meglio l'incarico che avranno i "missionari della misericordia"?

I missionari della misericordia sono una bella intuizione che rendono sicuramente peculiare questo Giubileo rispetto a tutti gli altri. Saranno dei sacerdoti inviati dal Papa in tutto il mondo, di diverse nazionalità, laddove i Vescovi ne faranno richiesta, per essere innanzitutto predicatori di misericordia, durante delle missioni al popolo, o in particolari momenti di catechesi e rifl essione. Saranno soprattutto dei bravi confessori, non con uno spirito indagatore, ma missionari che dovranno mostrare il volto paterno del Padre, che tutti accoglie e non esclude nessuno.

Come Presidente del Pontificio Consiglio al quale il Papa ha affidato l'organizzazione del Giubileo, che cosa si aspetta, quali sono le sue speranze?.

Il Papa ha affidato questo Giubileo al Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione con un intento ben preciso: lo ha esplicitato lui stesso quando sorprendendo tutti ha dato l'annuncio del Giubileo. Ha detto: "lo voglio affi dare la Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione per far comprendere che questo Giubileo e il tema della misericordia sono una tappa in questo processo di evangelizzazione". Quindi, nell'evangelizzazione che siamo chiamati a rendere sempre di più nuova, sempre più effi cace, comunicativa, entusiasmante, dobbiamo inserire anche questo momento del Giubileo come una tappa che fa comprendere il progresso verso il quale la nuova evangelizzazione sta spingendo, e cioè verso quella capacità di provocare, scuotere i cristiani a lasciare in disparte l'indifferenza e a ritornare invece convinti della propria scelta di fede, responsabili del dover partecipare ad altri la gioia di avere incontrato Gesù Cristo.